Quando la signora Giovanna litigò con le pareti di casa

Pubblicata il 07/04/20 in News

Dopo settimane di isolamento la signora Giovanna era esasperata. Era abituata a lavorare dal mattino alla sera, anche se era pensionata, perché l’ufficio non voleva privarsi di una esperta come lei. Era abituata a incontrare le amiche per una chiacchierata. Era abituata alla visita dei nipoti ogni giorno e anche a tenerli a pranzo, quando uscivano affamati da scuola. Era abituata a darsi da fare in ogni modo, in parrocchia, in caritas.

Da settimane era isolata: non ne poteva più!

Quel giorno dunque si mise a sfogarsi con le pareti di casa.

Giovanna: non vi sopporto più, io non ci resisto. Mi siete diventate antipatiche: non vi immaginate quanto! Basta, basta!

[rispose la parente del nord]

Parete del nord: ehi, Giovanna, datti una calmata. Non ci siamo per proteggerti: te la prendi con me? Io fermo il vento freddo. Io ti proteggo dall’insidia del virus maledetto. Io ti difendo dai rumori e dagli strilli dei tuoi vicini. Non merito i tuoi insulti.

Giovanna: Sei proprio insolente. Guarda un po’ che cosa vai a pensare! Tu non mi difendi per niente. Tu mi tieni prigioniera, altro che! Tu mi impedisci di vedere le montagne e di sognare le mie camminate d’estate.

Parete del nord: Sì, le montagne! Non faccio per dire ma l’ultima volta ti sei lussata una caviglia e ci hai messo due mesi a rimetterti in forma. È meglio che non fai tanto la sportiva. Ti proteggo anche dalle tue imprudenze!

Giovanna: io non sopporto più queste pareti che mi chiudono in questo silenzio insopportabile. Ma non c’è nessuno qui che abbia qualche cosa da dire?

[rispose la parete a occidente, dove c’è la libreria]

Parete d’occidente: senti, Giovanna, ascolta! Se ti calmi un momento, puoi sentire la voce che viene da lontano, voce piena di sapienza e di luce.

Giovanna: Ma che stai dicendo?

Parete d’occidente: ascolta, ascolta!

[come d’incanto Giovanna si accorse che i libri negli scaffali non erano pagine impolverate, ma voci amiche, desiderose di confidenza.

Dal vecchio libro di liceo, veniva la voce di Manzoni con le sue sentenze commoventi: La c’è la provvidenza…

Dall’edizione sciupata di un tascabile, parlava con voce grave Dostoevskij: ma allora nel profondo dolore nostro, di nuovo risusciteremo alla gioia, senza la quale non può vivere l’uomo, e Dio non può esistere: giacché è Dio che dà la gioia, è questo il privilegio suo , sublime … Signore, si sciolga il gelo dell’uomo nella preghiera! Come potrei vivere io, là sotto terra, senza Dio Per il forzato, senza Dio è impossibile vivere, più impossibile ancora che per il non forzato! E allora noi, gli uomini sotterranei, intoneremo dalle viscere della terra il nostro tragico inno a Dio, presso il quale è la gioia! E sempre viva Dio e la sua gioia!! Io sento amore per lui!

E dal volume elegante veniva la voce dell’amato Pomilio: ci sono, però, le finestre, e sono i nostri piccoli cieli, i caldi spazi sui quali ci si affaccia a saziarsi della vita altrui.

L’inconfondibile voce di Turoldo: e poi attendere/ alla porta della cella/ fino a sera/ fino a notte: attendere/ qualcosa/ o qualcuno / o nessuno / ma attendere.

Il sussurro di Dickinson: Se potessi scordare la mia gioia passata, / ricordare soltanto la tristezza presente, / sarebbe lieve il male. / Ma il ricordo dei fiori / sempre mi fa difficile il novembre. / Io che ero quasi audace …

Insomma i libri di una vita volevano convincere Giovanna che avevano ancora molto da dire dai loro scaffali sulla parete d’occidente]

Giovanna: sì, va bene gli amici della letteratura. Va bene la parola edificante, la parola aguzza come una lama, la parola delicata come una carezza. Ma voi mi impedite l’incontro, mi impedite gli affetti!

[Rispose la parte di mezzogiorno, dove ci sono le foto di famiglia]

Parete di mezzogiorno: Fissa ancora lo sguardo, cara Giovanna, sulla storia di famiglia: ti ricordi il papà Antonio? La sua vita laboriosa, faticosa e la sua lunga malattia, quando è passato dalle bestemmie alle preghiere? E il nonno, Enrico, così taciturno e creativo che ti inventava un giocattolo ogni settimana e non riuscivi a capire perché tu fra tutte fossi la preferita? E la mamma? Ha la mamma…! Tutta la famiglia è qui, con te, Giovanna! Non arrabbiarti, puoi passare giorni interi a dialogare con loro, perché tutti sono vivi e la comunione dei santi non è un affresco su un muro antico, ma una festa che si celebra anche in casa tua, anche quando ti sembra di essere sola!

Giovanna: Certo è commovente il ricordo dei vivi e dei morti. Alla mia età, poi! Quanti volti sono qui sulla parete di mezzogiorno. Quanti doni? Quanti esempi!

Si dovrebbe imparare a pregare!

 

[Rispose la parete d’oriente, dove c’è il crocifisso e l’immagine della Madonna delle lacrime di Treviglio]

Parete d’oriente: sì si dovrebbe imparare a pregare! L’arte della preghiera si può imparare a cominciare dal corpo. Forse per questo nelle famiglie si prega poco, perché il corpo è come trattenuto dall’esprimersi: sono presenti anche gli altri. Chi si metterebbe in ginocchio per pregare? Il papà ti domanderebbe: “ma che stai facendo? Alzati da terra?”. Come fare a battersi il petto davanti alla moglie?

Invece tu Giovanna sei sola: puoi metterti in ginocchio e persino piangere di commozione. Tu sei sola, puoi baciare senza imbarazzo il crocifisso e l’immagine della Madonna, puoi accendere un cero senza sembrare strana.

Sì, non è bello stare soli così a lungo, ma si può anche imparare a pregare.

Giovanna: beh, in effetti … [stava per replicare, ma in quel momento suonò il telefono e il litigio si interruppe].

 

+ Mario Delpini