San Magno presenta le sue Linee pastorali 2017/18: Guarda il video di Mons. Cairati

Pubblicata il 02/10/17 in News

Il titolo degli orientamenti di pastorale parrocchiale, tenendo conto di tutte le sue articolazioni – prima tra tutte l’unità pastorale con San Domenico -, si ispira al motto del nuovo ARCIVESCOVO MARIO DELPINI, che accogliamo con a etto e stima: “La terra è piena della gloria di Dio” (cfr. Is 6,3).

Potremmo così parafrasare il testo di Isaia: C’è molto di buono nel mondo. È con questo sguardo ottimistico, che viene dalla comune fede, che vogliamo iniziare insieme questo nuovo anno pastorale. La speranza è la virtù che vogliamo coltivare. Essa a onda le sue radici nella fede in Gesù e si fa operativa per mezzo della carità.

Prima di ritirarsi, il CARD. ANGELO SCOLA a cui va tutta la nostra gratitudine, ha terminato la visita pastorale dell’Arcidiocesi, ed ha consegnato, a tutte le Parrocchie alcune indicazioni comuni e specifiche per ogni realtà. È su questa traccia che noi abbiamo steso le linee di pastorale parrocchiale che, qui di seguito, indichiamo.

Ci accompagna la serena coscienza che, nell’annuncio del Vangelo, il Signore ci precede sempre, come ricordava PAPA FRANCESCO ai sacerdoti e religiosi/e, nella sua visita all’Arcidiocesi di Milano il 25 marzo 2017: “Tu sai che l’evangelizzazione non sempre è sinonimo di ‘prendere i pesci’: è andare, prendere il largo, dare testimonianza... e poi il Signore, Lui ‘prende i pesci’. Quando, come e dove, noi non lo sappiamo. E questo è molto importante. Noi siamo semplici strumenti”

 

1 - UNA COMUNITÀ CHE NASCE DALL’EUCARESTIA DOMENICALE

“La comunità dei discepoli del Signore ... è una comunità che nasce dall’Eucarestia”. Essa è l’unico momento in cui tutta la nostra comunità si visibilizza, nella forma della familiarità di un banchetto imbandito dal Signore. Quali le attenzioni?

Anzitutto è importante che la celebrazione sia ben curata e l’omelia non noiosa e lunga. Se il secondo aspetto dipende fortemente dal celebrante, la cura liturgica è invece a data ad una pluralità di soggetti. Pur riconoscendo l’impegno di molti, l’anello più debole ci pare stia nell’ “educazione al canto liturgico”.

La difficoltà a reperire animatori liturgici è reale nella nostra parrocchia, così come trovare altri musicisti che volontariamente si prestino per accompagnare le celebrazioni, oltre a quelli che già generosamente operano. Stiamo inoltre riflettendo su come aiutare maggiormente i nostri piccoli a celebrare l’Eucarestia, in modo che risulti, anche per loro, un momento di crescita, atteso e condiviso. 

“La cura della celebrazione non si riduce alla cura per un adeguato svolgimento del rito”. Per questo è bene valutare due aspetti che conseguono naturalmente alla celebrazione eucaristica: le relazioni tra le persone praticanti (amicizia e formazione) e la testimonianza. In Basilica convergono molte persone che non abitano i nostri con ni. Molte di esse non si limitano al rito, anzi partecipano attivamente, in base al loro tempo, alla vita della nostra comunità. È pure bello vedere tanta gente soffermarsi sulla piazza dopo la Messa, semplicemente a parlare mentre i gli giocano e corrono. Capannelli di giovani che si scambiano idee, racconti e impressioni. Questo è un primo passo. Se non nasce tra noi un’amicizia, difficilmente svilupperemo comuni e virtuose iniziative.

Ascoltando il Vangelo e le omelie, in molti sorgono interrogativi che nei normali luoghi di vita restano inevasi. Ecco allora le proposte di dialogo formazione per giovani e adulti che la Parrocchia offre tramite la Pastorale Giovanile, i Gruppi di Ascolto della Parola nelle case, il gruppo ‘Ancilla Domini’ (preghiera mariana), i Gruppi di Spiritualità Familiare. Non mancano poi i momenti di preghiera e adorazione come il Giovedì nel secondo pomeriggio in Basilica (Adorazione e Messa dello Spirito Santo) che, anche quest’anno, continueranno a partire da Ottobre.

Perché ‘conviene’ alla nostra vita e a quella dei nostri giovani celebrare l’Eucarestia? Perché è uno dei pochi luoghi dove ancora si approfondisce il senso del vivere; dove la gratuità trionfa sulla gratificazione (talvolta è faticoso venire a Messa); dove le persone vengono riportate all’essenziale della loro esistenza; dove il richiamo al dono di sé diviene argine al comune pensiero di salvare se stessi; dove la memoria non ti dice semplicemente che devi morire, ma che per te c’è speranza di vita piena, eterna.


2 - UNA COMUNITÀ EDUCANTE

“La comunità degli adulti deve pensarsi come comunità educante”Spesso ci lamentiamo della carenza di giovani nella parrocchia, ma il problema non è tanto legato alla proposta oratoriana, anche, ma soprattutto alla qualità della testimonianza degli adulti. I nostri ragazzi vivono oggi un tempo di grande disorientamento e percepiscono le parole degli adulti come inaffidabili, non tanto a livello informativo (meglio informatico), quanto a livello esistenziale. L’impressione è che all’adulto e alla società che ha costruito, importi solo di se stesso e non delle generazioni future. L’abito del lamento va però dismesso. Nessun giovane sceglierà di far parte di una comunità lamentosa e ripiegata su se stessa, che non ha nulla da dirgli sul suo futuro, né sa aiutarlo per ciò che più gli sta a cuore: che cosa fare nella vita e della vita (vocazione).

Il CARDINALE SCOLA amava parlare di ‘unità nella pluriformità’È tempo di alleanza educativa tra tutte le realtà che, in Città, si ispirano alla visione cristiana dell’uomo, siano esse parrocchie, movimenti, associazioni, scuole cattoliche. Ciascuno con la propria specificità può e deve contribuire al grande compito educativo che Gesù ci ha a dato: avere cura dell’umano che abita l’uomo, affinché non vada perduto. Detto semplicemente, avere cura di far emergere quella buona sto a che è in noi, fatti a immagine e somiglianza di Dio.

Tornando al tema educativo, ci pare importante sottolineare la centralità della formazione dei giovani educatori e della loro coerenza personale: fanno quello che dicono. Sincera gratitudine ci avvolge pensando al grande impegno di molti di loro, di DON DAVIDE e degli animatori, in particolare, durante l’Oratorio Estivo. Come fare affinché questa esperienza di intensa condivisione continui lungo l’anno, nella selva degli impegni quotidiani? Come evitare la comunicazione semplicemente ‘intellettuale’, ‘scolastica’ del Vangelo, in cui rischia di cadere l’appuntamento settimanale della catechesi, avulso da altri momenti condivisi? Esemplare, in questa linea, l’iniziativa della vita comune in casa Bollini, in Oratorio.

Pur rendendoci ben conto della complessità odierna dell’impiego del tempo, esortiamo tutta la nostra comunità, e non solo i più giovani, a riflettere sull’importanza del condividere tempi e memorie comuni. Per questo, con le nostre catechiste dell’Iniziazione Cristiana stiamo cercando di creare una rete di relazioni con i genitori e i ragazzi, che vada al di là del momento di catechesi. Le catechiste dell’Iniziazione Cristiana – a cui va tutta la nostra stima - sono consapevoli che, in virtù del loro Battesimo, debbono essere anzitutto testimoni di una passione per il Signore che le muove e non delle semplici ‘maestre’ di catechismo. Lo stesso vale per i genitori o adulti in genere chiamati a testimoniare la propria fede, magari esortando ed invitando altri adulti più tiepidi o indifferenti a partecipare a qualche iniziativa mirata che potrebbe interessarli.


3 - UNA COMUNITÀ “IN RETE”

Scrive l’ARCIVESCOVO“La comunità dei discepoli del Signore è presente nel contesto in cui vive come il sale della terra, la luce del mondo, il lievito che fa fermentare tutta la pasta. Nella complessità del nostro tempo coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura (si traduca in opere umane ndr.), proponga una vita buona, desidera- bile per tutti, promettente per il futuro del Paese [...]. Nella conversazione quotidiana, nell’uso saggio degli strumenti di comunicazione della comunità i discepoli del Signore condividono, argomentano, approfondiscono quella visione dell’uomo e della donna, del mondo e della vita che si ispira al Vangelo”.

Il CARD. MARTINI diceva che comunicare è come camminare sulla seta. Nulla passa inosservato. Nella comunicazione si può fare molto bene o molto maleHate speeches, fake news, sono anglicismi che racchiudono la bruttura di parole vuote, false e piene di risentimento gettate in rete e non facilmente emendabili. Lo scorso anno l’Oxford Dictionaries aveva indicato il termine post-verità (post-truth), come parola dell’anno 2016. Per definizione post-verità è un termine “che fa riferimento o indica circostanze in cui i fatti oggettivi hanno minore influenza nella formazione dell’opinione pubblica, del ricorso alle emozioni e alle credenze personali”.

Ci attende dunque un compito educativo anche in questo campo. Dei media non possiamo fare a meno, occorrono persone della nostra comunità che ne conoscano funzionamento, pregi e deontologia, per mettere al servizio del Vangelo anche questa risorsa.

Il sito della Parrocchia, il suo potenziamento con nuove strategie mediatiche, tutto ciò che può essere utile per arrivare a tutti, per dire una parola di incoraggiamento, fiducia e lanciare un invito, va potenziato. Sempre più si palesa come necessario il bisogno di discernimento e di realismo evangelico. Non possiamo rassegnarci allo scoraggiamento e alla paura che serpeggia nella nostra società. C’è del buono, del vero, del bello nel mondo e va comunicato.

San Paolo suggerisce di evitare “le parole vuote” (Ef 5,6), cioè le tante sciocchezze che ci comunichiamo, per ridare forza, significato e contenuto alle nostre conversazioni informali, alla messaggistica via WhatsApp, Facebook, E-mail Social media in genere. Il cristianesimo si comunica per contagio, fascino, bellezza, anche in “rete”.


4 - LA COMUNITÀ DI SAN MAGNO

L’ARCIVESCOVO ha indirizzato un messaggio specifico alla nostra Parrocchiachiedendoci di sviluppare una pastorale cittadina, cioè di coordinare sempre l’impegno dei cristiani in Legnano, salvaguardando le specificità parrocchiali. Legnano ospita otto contrade del Palio che simpaticamente gareggiano per vincere l’una sulle altre; le nove parrocchie legnanesi, invece, sono chiamate a “gareggiare nello stimarsi a vicenda” (Cfr. Rm 12,10).

In particolare questa attenzione “deve essere tradotta in un progetto adeguato di pastorale giovanile che deve avere priorità assoluta, proponendo iniziative di incontro con i giovani e una pastorale giovanile specifica a livello cittadino, che faccia da traino a quella decanale”.
Sacerdoti ed équipes di pastorale giovanile sono i primi destinatari di questo autorevole appello. Il lavoro fatto durante la recente missione francescana cittadina, ha o erto un primo spunto di lavoro comune.

Un secondo obiettivo ci tocca ancor più da vicino: “Per accompagnare le numerose giovani coppie che nella Parrocchia si incontrano durante i corsi per i danzati, in occasione dei Battesimi e del- la catechesi dei gli, durante la frequenza dei loro gli alla Scuola materna parrocchiale, si deve aver cura di ottimizzare le attuali proposte di ritrovo e formazione per le giovani coppie, coinvolgendole in momenti di incontro tra di loro per relazionarsi, scambiare esperienze e fare amicizia. Allargare tale partecipazione significherebbe incidere significativamente alla creazione e diffusione di un ambiente familiare cristiano, certamente utile anche a favorire l’educazione cristiana dei gli e la trasmissione della fede”.

A livello di Unità pastorale con San Domenico esiste un cammino di gruppi di spiritualità familiare ‘tarati’ sulle esigenze di tutta la famiglia. DON ANGELO e DON MARCELLO continueranno gli incontri mensili per giovani coppie appena sposate o conviventi. Presso la Scuola Materna parrocchiale si è costituito un Comitato genitori, con lo scopo di sensibilizzare le famiglie dei bimbi ed è ben avviato. Resta il grande enigma di come scalfire le coppie che chiedono i Sacramenti per i propri gli avendo da tempo escluso gli stessi per la propria vita. Ci conforta sapere che il Signore opera in ogni cuore e là ci precede sempre. Accoglienza e cordialità possono fare molto. Da ultimo va segnalato il grande impegno che comporta mantenere le strutture che il passato ci ha a dato, al ne di metterle a servizio del Vangelo e di tutto ciò che comporta una qualità alta della liturgia e della vita comune.